Prima e dopo l‘intervento del piede piatto
Piede piatto: cos’è, cause e sintomi
Il piede piatto è una patologia complessa con una conformazione del piede che può presentarsi piatto dovuta ad un’alterazione della parte posteriore del piede: l’astragalo scivola dal calcagno per posizionarsi eccessivamente verso l’interno del piede (valgo-pronazione del calcagno). L’arco plantare è assente sia in condizioni di carico che in scarico. Può essere asintomatico.
Il piede piatto è fisiologico dai 10 mesi di vita fino ai 3-4 anni del bambino e si corregge spontaneamente entro i 6-7 anni di vita.
Se il piede piatto non è corretto in età giovanile, può determinare delle deformità che col passare degli anni possono svilupparsi a carico sia del piede che a carico di tutto l’arto inferiore, in particolare del ginocchio.
Nella maggior parte dei casi, anche con il persistere dell’alterazione, non insorge dolore.
Spesso basta un’attenta valutazione del chirurgo del piede per stabilire se il piede è funzionalmente patologico oppure presenta un quadro di sostanziale normalità. Con tale valutazione si può decidere se è necessario un intervento preventivo di pochi minuti, eventualmente da effettuarsi tra gli 8 e i 12 anni di vita del bambino, per mettere al riparo dalle numerose complicanze che questa deformità può comportare e ottenere così un perfetto allineamento di tutto l’arto inferiore, specie a livello delle ginocchia, che risultano intra-ruotate.
Il piede piatto è fisiologico nei bambini
Il piede piatto è una condizione fisiologia per tutti i bambini alla nascita. La pianta del piede è allargata e in posizione eretta è completamente a contatto con il terreno grazie alla presenza del tessuto adiposo sottocutaneo che protegge le ossa del piede del bambino. Questo determina l’assenza del cosiddetto arco plantare (quell’incurvatura naturale presente nella pianta del piede).
Il bambino in questa fase tende anche ad appoggiare la pianta del piede verso l’esterno e a compensare rivolgendo le punte dei piedi all’interno.
È un disturbo che deve essere tenuto sotto controllo.
È utile far camminare il bambino il più possibile a piedi nudi e/o stimolarlo a camminare sulla sabbia o sull’erba, quando è possibile. Il semplice camminare a piedi scalzi può già essere un esercizio sufficiente per la correzione del piede piatto.
Dopo i primi 3 anni di vita del bambino, la condizione fisiologica tende progressivamente a scomparire grazie all’aumento del carico e agli stimoli propriocettivi che determinano la normale crescita del piede e la regolare formazione della volta plantare, che avviene normalmente entro i 6-7 anni.
Solo il 7% dei casi mantiene la condizione di piede piatto anche dopo questa età.
Se dopo i 3 anni di vita si evidenziano ancora alterazioni del passo può essere utile ricorrere a rimedi poco invasivi quali i plantari ed esercizi per il rinforzo muscolare del piede solo nel caso in cui il bambino riferisca dolori con la deambulazione.
Tra gli 8 e i 12 anni è comunque utile fare una valutazione dal chirurgo del piede a meno che non ci siano state motivazioni per farla prima. In caso di mancata formazione della normale volta plantare e quindi in presenza di piede piatto intorno a questa età, è utile valutare con il chirurgo del piede un trattamento chirurgico correttivo.
In alcuni casi basta un intervento correttivo di pochi minuti, a scopo preventivo, effettuato su bambini da 8-12 anni per mettere al riparo dalle numerose complicanze che il piede piatto comporta e ottenere, quindi, un perfetto allineamento di tutto l’arco inferiore, specie a livello delle ginocchia che risultano intra-ruotate, oppure in prossimità dell’avampiede, come si vede dalle immagini.
Quando il piede piatto è patologico
Si definisce piede piatto patologico un piede che è funzionalmente piatto, cioè si tratta di un piede in costante pronazione durante le varie fasi del passo. Presenta valgismo del calcagno e una lassità importante delle strutture del complesso astragalo-scafo-calcaneare. In alcuni casi, la pianta del piede è completamente a contatto con il terreno.
Nel bambino più grande è facile accorgersi di questa condizione non ottimale osservando le suole delle scarpe che sono consumate all’interno. Si consiglia di fare attenzione ai segni di stanchezza e dolore diffuso del piede eventualmente segnalati dal bambino.
In età adulta, ci sono fattori che possono influire sulla possibilità di sviluppare il piede piatto: esiti traumatici al piede o alla caviglia, cedimenti capsulo-legamentosi connessi con la menopausa, obesità, malattie reumatiche (come l’artrite reumatoide) e l’invecchiamento stesso.
A cosa può portare il piede piatto se non regredisce
Il persistere della condizione di piattismo può portare ad un’alterazione dell’allineamento delle gambe e alla comparsa di problemi a livello di caviglie e ginocchia. In età adulta, in caso di piede piatto è più facile sviluppare patologie secondarie come l’alluce valgo e l’artrosi della caviglia.
Come si cura il piede piatto
Se il bambino ha superato l’età in cui il piede piatto è considerato fisiologico e continua a manifestare stanchezza e dolore al piede o disturbi della deambulazione, è utile consultare un chirurgo del piede per l’inquadramento diagnostico e l’iniziale eventuale trattamento.
Se raggiunti gli 8-10 anni non si evidenzia un miglioramento del quadro clinico è necessario procedere con la correzione chirurgica del piede piatto perché a lungo andare il bambino può avere difficoltà nella deambulazione, avvertire sempre più dolore, presentare un ispessimento della pelle (ipercheratosi) della pianta, nonché iniziare a sviluppare tutte le deformità connesse a tale patologia.
Il piede piatto in età adulta
Anche in età adulta il piede piatto è generalmente indolore. Solo in alcuni casi, in presenza di valgo-pronazione del calcagno si può manifestare una sintomatologia dolorosa a livello del tallone o della volta plantare, a volte associato a un gonfiore della parte interna della caviglia.
Il chirurgo del piede farà un esame obiettivo ed esaminerà la meccanica del piede facendo fare al paziente dei semplici movimenti, come per esempio mettersi sulle punte dei piedi. In presenza di dolore è utile effettuare esami diagnostici per visualizzare le ossa, le articolazioni e i tessuti molli (RX, TAC, ECOGRAFIA e RMN) e per valutare il trattamento chirurgico più adatto qualora la condizione di piede piatto lo richieda.
La chirurgia del piede piatto
Diverse sono le tecniche chirurgiche impiegate per la correzione del piede piatto. Tra queste, l’endortesi e il calcagno-stop che agiscono sulla pronazione del calcagno e fanno risalire la volta plantare fino a recuperare il fisiologico arco plantare, oltre a tecniche chirurgiche più complesse che prevedono osteotomie e/o artrodesi.